Due aspetti trovo molto interessanti da quando do sfogo alla mia passione per la fotografia: la conoscenza di nuovi luoghi e di nuove persone. E così girovagando, con la scusa di coltivare “un interesse” e non dedicarsi solo al lavoro, di combattere un ipotetico futuro alzaimer ed altre pippe varie, ho conosciuto diversi luoghi che altrimenti non avrei visitato. Tra questi, Cortona. Una bucolica cittadina che, dai suoi 600 metri d’altezza, domina la Val di Chiana in Toscana. Possiede un’unica strada pianeggiante: la via Nazionale. Il resto della città è un susseguirsi di salite e discese. Il suo aspetto medievale poi, le conferisce un’atmosfera d’altri tempi che cattura e avvolge come un mantello fatato. Cortona è conosciuta anche per aver dato i natali a Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, che tuttora possiede una casa nella parte più alta della città. Inoltre, la comunità ha conquistato scenari internazionali grazie al successo del best seller “Sotto il sole della Toscana” – e del relativo film - della scrittrice americana Frances Mayes. Infatti, a Cortona mi sono trovata a vedere una serie di coppie straniere - per lo più americane - che arrivano faticosamente nella piccola piazza davanti al Comune con lunghe limousine, pronte a sposarsi nella bella cittadina medioevale. Un altro evento, che ha fatto conoscere ulteriormente questa città nel mondo, è il festival fotografico CORTONA ON THE MOVE, diretto da Arianna Rinaldo, che è alla sua settima edizione. Il festival - inaugurato lo scorso 13 di luglio e aperto con una serie di iniziative durante i fini settimana fino al primo ottobre - ospita ventuno mostre d'autori provenienti da cinque diversi continenti. L’esposizione attrae appassionati del settore, turisti internazionali e non. Un momento avvincente ed emozionante, nei giorni dell’inaugurazione, è stato il talk “Obama: An Intimate Portrait” con Pete Souza - fotografo ufficiale di Obama durante gli otto anni del suo governo – e Alice Gabriner, photo editor del Time’s International. Nel raccontare la sua lunga esperienza con Obama ed in particolare ricordando alcuni momenti drammatici, Pete Souza non ha potuto sottrarsi ad una sua evidente personale emozione, che ha scatenato a sua volta la commozione e gli applausi del pubblico. Le sue foto sono esposte al Maec, il Museo di Arte Etrusca. Le mostre si snodano in nove sedi espositive. Molti di questi luoghi recuperati ed aperti per l’occasione. Una di loro la cinquecentesca Fortezza Medicea del Girifalco in cima al paese. Da qui, oltre che nelle mostre, lo sguardo si perde sulla bella Val di Chiana ed il Lago Trasimeno. In questa sede si susseguono diversi autori. Mi ha colpito Andrea Frazzetta e la sua “Danakil, land of salt and fire” facendomi conoscere, con le sue splendide immagini, un luogo ed una situazione a me sconosciute. Anche Klaus Pichler ha richiamato la mia attenzione con la sua esplorazione e documentazione di particolari bar ed osterie di Vienna.
Scendo dalla Fortezza del Girifalco, con il servizio pubblico che dalla Fortezza ti lascia a Porta Colonia e viceversa, senza perdere l’opportunità di fermarmi nella Basilica di Santa Margherita (XIII sec) dove si trova il corpo imbalsamato della Santa esposto in una teca dietro all’altare maggiore. Una volta in città incomincio la ripida salita verso l’ex Magazzino delle Carni. Sbirciando per una porta stretta capisco che sono arrivata. Qui Adam Ferguson, con “The Afghans” fa da padrone con ritratti in bianco e nero che tentano - e ci riescono - a trasmettere l’idea di un popolo colto che vive in un totale stato d’incertezza. Proseguo verso Palazzo Cinaglia, nella lunga salita. Qui trovo la selezione del concorso gratuito NEW VISIONS realizzata in collaborazione con Lensculture. Spicca però, al mio gusto personale, il progetto fotografico di Sandra Mehl: “Ilona and Maddalena” - anche esso qui esposto - vincitrice di COTM PRIZE e PHMUSEUM 2017. L’autrice è riuscita a raccontare con grande empatia e naturalità il quotidiano di due ragazzine sorelle che vivono nella periferia di Montpellier (Francia) con genitori disoccupati, cinque cani e tre gatti. Le sue fotografie ci mostrano una realtà diversa dello stereotipo europeo a cui siamo abituati. In fine alla salita, il Vecchio Ospedale, ovvero sia L’ospedale di Santa Maria della Misericordia eretto nel 1278, per molti anni dismesso. Nel 2012 l’organizzazione di Cortona on the Move in accordo con il Comune decide di renderlo usufruibile per le mostre in occasione del Festival e con l’aiuto di volontari realizzano questo sogno. Infatti il Vecchio Ospedale è un luogo unico degno di guardare anche lui, oltre le mostre temporanee. Qui, già sul portico ci accoglie Francesco Comello e la sua “Isola della Salvezza”. Poi Donald Weber e la raccolta di immagini e cimeli sullo sbarco in Normandia. Argomento estremamente sfruttato e l’istallazione e fotografie non mi hanno entusiasmato molto. Scendendo le scale ed intrufolandosi in corridoi e stanze con ancora il lavandino, troviamo Daniel Castro Garcia ed il suo progetto “Foreigner” che tratta il tema dei migranti in Europa. Emblematica la sua fotografia di un uomo di colore intrappolato in una rete rossa e relativa installazione. A susseguirsi Luis Cobelo con “Zurumbatico”, bellissimo omaggio personale al libro “Cent’anni di Solitudine” di Gabriel Garcia Marchez. Infine Justyna Mielnikiewicz, ciclopico lavoro di documentazione di questa fotografa polacca. Fa una meticolosa esplorazione della mutazione di usi e costumi nella frontiera orientale dell’Europa, confrontando abitudini che ancora si tramandano con le nuove influenze globali. Un appuntamento con Cortona On The Move che sicuramente rinnoverò.
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Febbraio 2021
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