Blog a cura di Catalina Isabel Nucera
Si è svolta a Foligno, dal 13 al 15 ottobre scorso, la sedicesima edizione dell’Umbria World Fest. Festival di fotografia misto a spettacoli musicali. Foligno è un comune italiano in provincia di Perugia, al centro della Valle Umbra. Terza città commerciale ed industriale della regione. Il fiume Topino attraversa la città, che è tutta pianeggiante nonostante un territorio comunale prevalentemente montanaro. Una città con una storia di numerosi terremoti di entità catastrofica. La ‘Post Verità’ è stato il tema conduttore dell’Umbria World Fest. Una proposta differente del solito festival fotografico in un luogo tutto da scoprire. Infatti, Palazzo Trinci, una interessante e inaspettata dimora tardogotica, ubicato sulla piazza della Repubblica a Foligno, contiene un ciclo di affreschi realizzati da Gentile Fabriano nei primi anni del Quattrocento. Percorrendo la scala gotica originale dell’intrepida architettura disomogenea ma molto affascinante, si arriva ai monumentali ambienti affrescati del secondo piano. Arrivati qui, si rimane un attimo sconcertati. È tale la sorpresa degli inaspettati e spettacolari muri dipinti, che per un momento non riesci a scegliere se guardare la mostra fotografia o gli affreschi. Passato il primo stupore guardi sia uno che l’altro. Ed è – ancora una volta – Marco Pinna, curatore e Photo Editor di National Geographic Italia, il direttore artistico del festival. La sua selezione d’autori mi è sembrata nel complesso molto interessante. Da Max Pinkers con la collaborazione di Quinten De Bruyn ed il progetto sui transessuali in Thailandia del titolo “Lotus”, bilanciano abilmente realtà e finzione, permettendoci di allargare la nostra percezione della realtà. Nella Sala dei Giganti, in mezzo a figure monumentali di grandi personaggi della storia romana c’è Cristina de Middel –fotografa e artista spagnola – con il suo lavoro “Jan Mayen” ci insegna come si può documentare fotograficamente una spedizione esplorativa alla scoperta di una isola artica, senza averla mai vista. Magnifico ed ingannevole il progetto “Industrials Scars” di J. Henry Fair, fotografo americano che ha chiamato l’attenzione sui problemi ambientali e politici in tutto il mondo.. Un progetto al quale ci si avvicina affascinati da immagini astratte e piene di colore dando l’idea di un progetto assolutamente artistico. Solo leggendo le didascalie comprendi il valore documentario di devastanti eventi d’inquinamento che capovolgono completamente l’opinione iniziale. ‘They are slaughtering us like animals’ (Ci stanno massacrando come animali) è il progetto fotografico documentario del fotogiornalista australiano Daniel Berehulak, vincitore di tre premi World Press Photo. Si riferisce al massacro avvenuto durante la campagna antidroga messa in atto dal presidente Duterte nelle Filippine. Per molte immagini è necessario guardare due volte – o per lo meno dettagliatamente– data la crudeltà ed il realismo di alcuni scatti ma che comunque sembrano tratti dalla scena di un film. Si rimane davvero sgomenti davanti ad una realtà che supera ampiamente la fantasia. Un altro autore che mi ha incuriosito è Diego Moreno, giovane artista messicano, che ci porta diritti nel mondo degli spiriti. In ‘Guardians of Memory’, Diego indaga la familiarità e quotidianità del giorno per giorno con l’immaginario ancestrale di Chiapas (Messico) così come i vincoli tra mostruosità, malattia e morte portano lo spettatore in primitive tradizioni tramandate da antiche culture che magari tuttora oggi fanno parte di una radice collettiva che associa la memoria contemporanea messicana a strani riti e leggende. Non meno interessante, la mostra del settimanale L’Espresso: ‘La verità tagliata’. Una serie di immagini d’archivio modificate con il Photoshop d’allora: forbice, colla e scotch. Un altro luogo interessante e sorprendente di Foligno è Palazzo Candiotti. Un importante complesso architettonico privato di Foligno, eretto tra il 1780 ed il 1797 dai Brunetti eseguito su progetto dell’architetto folignate Filippo Neri. Il palazzo divenne poi dei Candiotti, e successivamente dei Regazzoni per diventare proprietà del comune dal 1918. Al piano nobile – che si presenta interamente decorato in tutti i nove gli ambienti – si sono svolte le letture di portfolio, con una equipe di photo editor, responsabili di agenzie fotografiche, docenti, galleristi, fotografi di fama internazionale e curatori. Inoltre, nella sala di Erminia, il salone centrale, dove si raggiunge il massimo sviluppo decorativo del palazzo, si sono eseguiti diversi incontri con autori e relatori di diverse professionalità, tra cui Michele Smargiassi, editorialista de La Repubblica e autore del blog Fotocrazia. Ho trovato – anche – molto interessante l’ampio spazio dedicato all’editoria indipendente. La prima edizione del Photo Book Lounge, uno spazio interamente dedicato al libro fotografico. Per dare una idea, alcuni degli ospiti sono stati: Doll’s Eye Reflex Laboratory, Gente di Fotografia , Funzilla Fest, Postcart, Leporello, Seipersei, Skinnerboox, Witty Kiwi, Quinlan, Rorhof. Infine, nonostante il titolo della sedicesima edizione di Umbria World Fest : “Post-Verità, la fotografia nell’era dell’incertezza”, mi è sembrato un Festival collaudato, con molte certezze.
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Febbraio 2021
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