Scrivere oggi di luoghi da poter visitare può essere piacevole per alcuni e controproducente per altri secondo in quale “colore pandemico” ci tocca vivere. Nella speranza che in qualche maniera si possa riprendere a viaggiare, oggi vi racconto alcune cose di Urbino. Dico alcune cose nel senso che è quello che personalmente ho trovato affascinante di questo scrigno d’arte nella parte settentrionale della regione Marche. Urbino, Patrimonio Mondiale dell’Unesco, una cittadina collinare a pochi chilometri della costa adriatica è l’incarnazione del sogno di Federico da Montefeltro: la città ideale del Rinascimento. Raggiunse il suo splendore nel XV secolo e tuttora oggi è sede di un’università fondata nel 1506. Come vi dicevo uno dei luoghi affascinanti di questa cittadina e che magari molti si lasciano sfuggire, è senza dubbio l’Oratorio di San Giovanni. L’edificio, in origine era un ospedale risalente al 1365. Credo che oltre ad essere un capolavoro, gioca anche l’effetto sorpresa se non si è documentati prima. Attraversando la facciata gotica restaurata nei primi del Novecento ci si trova davanti ad affreschi spettacolari, realizzati intorno al 1400 dai fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni da San Severino. Il tardogotico o gotico internazionale è stato qui ampiamente realizzato essendo i fratelli Salimbeni gli esponenti più rinomati nelle Marche. Questo stile pittorico è considerato l’anello di collegamento tra la pittura medievale e la nuova arte rinascimentale. Una sorta di confluenza di piante e animali assolutamente realistici con figure umane stilizzate. Uno stile contradittorio ma di grande effetto nel quale gli autori hanno saputo destreggiarsi creando questa meravigliosa opera d'arte. La Crocifissione, drammatica e magnifica, che ricopre l’intera parete dell’abside, colpisce subito lo spettatore nonostante la sua iconografia classica. Le tre croci con Gesù al centro ed i ladri ai lati ci porta poi piano piano a scoprire la scena della Passione di Cristo. Gli infiniti dettagli di persone, cavalli, bambini, angeli, arricchiscono la scena dando un senso di grande fermento. La parete di destra, invece, rappresenta le scene della vita di San Giovanni Battista di cui prende il nome l’Oratorio. I nove riquadri hanno toni meno drammatici ma comunque la squisita raffinatezza con cui i fratelli Salimbeni riescono a raccontare le vicissitudini del Battista lasciano un senso di profonda ammirazione ed è qui che mi sono persa a fotografare piccoli dettagli pieni di significato e colore che letteralmente hanno rapito la mia attenzione. Un altro luogo, ovviamente più visitato perché simbolo della città intera è il Palazzo Ducale. Qui voglio solo ricordare gli architetti che ebbero l’onore di progettare uno dei palazzi più eccelsi dell’epoca rinascimentale e sono: il dalmata Luciano Laurana, il fiorentino Maso di Bartolomeo e il senese Francesco di Giorgio Martini. La volta che visitai Urbino, nel Cortile d’Onore cuore del Palazzo c’era in mostra con le sue sculture contemporanee l’artista britannico Tony Cragg. La fotografia ritrae la sua Elliptical Column. Il Palazzo Ducale oggi ospita la Galleria Nazionale delle Marche. La Galleria si estende per un totale di ben 80 ambienti finora recuperati tra il primo ed il secondo piano. Di tutte le sale e stanze voglio raccontarvi di una in speciale: la Sala dell’Angelo, la più suntuosa, custodisce alcuni capolavori del Rinascimento tra cui La Città Ideale. Mi colpì molto questa immagine. La perfezione del dipinto fa in modo d’incollare lo spettatore a guardarlo per un tempo indefinito. E non per niente questa tempera su tavola di esattamente 67,7 x 239.4 cm è simbolo del Rinascimento Italiano. Da autore sconosciuto databile tra il 1470 e il 1490 è stata attribuita alternativamente a diversi tra cui a Piero della Francesca e anche agli stessi architetti Luciano Laurana e Francesco di Giorgio Martini. Una curiosità, esistono altri due dipinti diversi attribuiti alla stessa mano urbinate e sono la Città Ideale di Baltimora e la Città Ideale di Berlino. Il mio racconto, per il momento finisce qui. Spero abbia destato il vostro interesse e ci vediamo alla prossima!
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Circa un paio di anni fa, ho avuto la fortuna di trovare un museo tutto particolare. Nel borgo antico di Castiglione Olona in provincia di Varese si trova il MAP – Museo Arte Plastica. La struttura è un palazzo trecentesco chiamato Castiglione di Monteruzzo. Nelle sale affrescate con scene profane di scuola lombarda, ospita una collezione di oltre cinquanta opere artistiche realizzate tra il 1969 ed il 1973. Dalla interessante esperienza mecenatica del Centro di ricerche estetiche denominato Il Polimero Arte, della Mazzucchelli Celluloide (oggi la trovate come Mazzucchelli 1849) nascono una serie di lavori artistici frutto di una ricerca mirata. La Mazzucchelli, una delle più importanti industrie italiane dell’epoca per la produzione di materie plastiche, realizza una sorta di laboratorio/fabbrica. La “residenza d’artista” come la chiamiamo oggi, consisteva nel dare l’ospitalità agli artisti per realizzare opere d’arte in materiali polimerici, polimeri che hanno caratterizzato grandi innovazioni tecniche ed estetiche nel design del Made in Italy. In questo modo, mettendo a disposizione degli artisti l’officina e l’attrezzatura di una fabbrica come atelier, l’obbiettivo era nobilitare il materiale prodotto dalla stessa Mazzucchelli, dal punto di vista creativo oltreché funzionale. Granuli, film, laminati, metacrilati, blocchi, resine e miscele preparate ad hoc si convertono in opere artistiche che conosceranno un grande successo nell’arte contemporanea. Il singolare connubio di questo palazzo antichissimo e le opere in mostra all’avanguardia per l’epoca in qui furono create lascia piacevolmente sorpresi ed intrigati. Così, mi trovo ad ammirare boule sans neige (palla senza neve) una sfera di resina trasparente di 2 kg e mezzo con il grande occhio di Man Ray. La rivisitazione dei famosi generali di Enrico Baj da lui realizzati con lastre di metacrilato e bottoni di plastiche varie, così come tutta una serie di opere interessanti di artisti di fama internazionale invitati a esplorare le potenziale virtù dei materiali plastici sulle orme di alcuni grandi maestri – da Moholy- Nagy a Pevsner e Vantongerloo - che furono i primi a utilizzare questi materiali. Un luogo decisamente da visitare. Uno scrigno nel più puro stile italiano, con i quali i piccoli centri di provincia, riescono a sorprenderti. |
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Febbraio 2021
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